martedì 27 aprile 2010

Il compleanno di Lucio Lucertola

Un libro fondamentale nei miei diciotto anni, me lo prestò Giuseppe (ti amavo, Giuseppe, nel caso leggessi) e lo lessi tutto in una notte di aprile, tanto che vent'anni dopo ancora la domanda "Ci sei?" me lo fa ricordare. Bello.


Voglio vivere ancora duecentocinquanta anni.
Vivere da lucertola, strisciare sui muri al sole, sdraiarmi sul prato a zampe in su e pensare che il cielo non esiste, è un fazzoletto azzurro sugli occhi.
Voglio scappare da scuola, correre ancora nella biblioteca sotto i portici, a leggere i libri che non dovevo leggere, i cui autori ringrazio.
Voglio rivedere le piazze piene di rabbia, e certe sere, seduti sui gradini, a perder tempo. Certe sere in cui sentivi che, in un paese lontano, una fucilata ammazzava uno come te.
Voglio rivedere tutti i miei amori anche quelli cosiddetti sbagliati. E tutti i miei amici in fila.
Voglio imparare a suonare il sassofono, studiare medicina, vedere i marziani.
A settant'anni è il minimo.

Voglio sentire tutti in una volta i nodi con cui sono stato legato al mondo, ogni volta che la mia vita si è incrociata con un'altra. Crollare a terra sotto questo felice groviglio.

La felicità forse è un'altra cosa ma quello che mi è passato sotto gli occhi, questi anni, non lo cambierei con niente. Se parte l'Arca, io non m'imbarco.

Anche se non tutti capiscono perchè alcuni vecchi comici diventano così seri, nel mezzo del film.


(Stefano Benni, Comici Spaventati Guerrieri, Feltrinelli 1986)

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