venerdì 25 giugno 2010

Riferimenti incrociati

Vanity Fair di questa settimana pubblica (N° 25/2010, pag. 122) un bell'articolo su "La scuola della legalità", un liceo calabrese frequentato da molti figli e nipoti dei capoclan, in carcere o uccisi, e dove la preside Maria Rosaria Russo combatte e vince una battaglia silenziosa e importante all'ambiente mafioso.
E' un lungo articolo significativo, che parla di come la mafia si cura partendo dal basso, e parla di chi fa quotidianamente il suo lavoro con energia e determinazione, e di quanto questo sia importante.

Ma qui mi interessa riportare questo brano:

"Di recente - racconta la preside- un'allieva, nipote del capoclan Pesce, durante un incontro con un capitano della Guardia di Finanza ha detto di voler diventare finanziere. Lui le ha risposto che non può partecipare al concorso per via del suo cognome. Per entrare nelle forze dell'ordine bisogna avere uno stato di famiglia senza ombre."

Ecco, io mi chiedo, se fossi quella ragazza, se avessi in me quella spinta bella dei diciassette anni, quella che ti fa preferire un futuro in grigioverde piuttosto che da moglie di latitante, e se mi si rispondesse in questo modo, a fronte di un parlamento dove siedono non uno o due ma una trentina di condannati in cassazione, a fronte di un ministero creato dall'oggi al domani per ringraziare un fedele sodale (pluricondannato pure lui) e consentirgli di usufruire del legittimo impedimento
, ecco, a fronte di tutto ciò, io che farei?

Il finanziere?
Ma vaffanculo.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails