lunedì 28 giugno 2010

Proviamo a rispondere o ci spariamo direttamente?


Ma quale genio politico ha partorito il caso Brancher?

di Filippo Rossi
Ora che tutti hanno detto di tutto. Ora che il ministro senza ministero ha deciso che forse l’impedimento non era così “legittimo”. Ora che le polemiche politiche andranno per forza delle cose affievolendosi, una sola domanda rimane senza risposta. Ed è, forse, la domanda politicamente più rilevante. Chi è il genio che ha pensato che un’operazione del genere potesse passare inosservata? Immaginate la riunione nelle segrete stanze: facciamo così, facciamo colà. Poi uno si alza e sentenzia: idea! E tutti gli altri sorridono e pensano: è fatta! È giusto! È vero! Ma perché non ci avevamo pensato prima!

E poi dritti verso il baratro di una decisione che, al di là del merito, diventa la cartina tornasole di una politica debole, rammollita, sempre più in affanno. Perché se la politica ha bisogno di nominare un ministro che nessuno capisce a cosa debba servire, se la politica si sente obbligata a farlo in fretta, molto in fretta, non può che significare che i motivi, gli obiettivi sono altri rispetto al bene comune, rispetto alle urgenze vere.

Perché, ad esempio, in quella riunione potevano, per dire, decidere di (ri)occupare la poltrona di uno dei più importanti ministeri italiani, quello lasciato vuoto dalle dimissioni di Claudio Scajola. Solo un esempio, ovviamente. E invece no, ecco l’invenzione urgentissima di un ministro senza ministero “per la sussidiarietà e il decentramento”. Il paese non ne poteva fare a meno: i sondaggi davano l’ottanta per cento di consenso per una decisione del genere. Sembra che qualcuno abbia anche sussurrato: la nazione lo chiede. La decisione è impellente, improcrastinabile…

Di nuovo la domanda: chi è il genio politico che ha pensato che non ci fossero proteste, ripercussioni, reazioni? Chi ha potuto davvero pensare che tutto questo potesse davvero passare inosservato? Siamo di fronte a una politica che non capisce l’effetto delle proprie azioni, che sottovaluta le conseguenze di quel che si fa o non si fa, che pensa di essere intangibile e incontrollabile: ecco, forse è proprio questo il vero problema culturale che ha evidenziato tutta la vicenda Brancher…

27 giugno 2010

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