martedì 25 maggio 2010

"No, Bondi non si è fatto vivo. Nessun messaggio, nessun augurio."

Riporto integralmente l'articolo di Riccardo Tozzi, produttore de "La nostra vita", fondatore di Cattleya e presidente della sezione produttori dell'Anica, uscito oggi su Italia Futura. Adoro Elio Germano e non vedo l'ora di vedere questo film, ça va sans dire.

Cinema italiano 1 - Classe politica 0


Il Paese reale premiato a Cannes

In margine alla presenza italiana al festival di Cannes sono emerse varie prese di posizione critiche rispetto al cinema italiano, riassumibili sotto l'etichetta "La brutta Italia di Cannes".
Il cinema italiano danneggerebbe l'immagine del Paese, evidenziandone le magagne e, questa è l'accusa che più colpisce, mostrando un'attitudine autodenigratoria dei suoi cineasti.
Mette conto tentare una risposta.
Attribuisco un forte valore positivo all'orgoglio. Se si deve rispetto agli altri, lo si deve parimenti a se stessi.

Essere fieri del proprio paese e del proprio mestiere è secondo me una forma di rispetto. Io sono fiero di essere un cineasta italiano.
Credo che l'Italia sia un Paese pieno di creatività, intelligenza e calore e che il più accanito opinionista inglese preferirebbe venire a fare il cronista sportivo locale in una delle nostre meravigliose città, piuttosto che restare a stringere i denti in un posto freddo per il corpo e l'anima.

Credo anche che siamo un paese pieno di problemi. Di cui però non abbiamo paura di parlare e ai quali reagiamo (chi pensa, ad esempio, che in Francia, dove è stato premiato Elio Germano, non ci fosse materia per una Mani pulite come la nostra, non conosce la Francia). Parlare e reagire è un nostro valore. Soprattutto se lo facciamo come lo fa "La nostra vita": senza che qualcuno si senta superiore, senza giudizio, con empatia per tutti i personaggi.

Così è in generale il nostro cinema d'oggi. Un cinema umano, che piace al pubblico perché parla di noi in modo vitale. Basta ricordare anche solo alcuni dei titoli più recenti. Pensate che chi all'estero ha visto i film di Diritti, Verdone, Virzì, Salvatores, Ozpetek, Luchetti immagini una brutta Italia? Io credo di no. Credo invece che abbia molta voglia di venire a conoscere la gente che abita in questo Paese pieno di creatività e calore. Così mi è parso la pensasse il pubblico che affollava la Grande sala di Cannes, che ha applaudito per buoni dieci minuti alla fine della proiezione de "La nostra vita", che con grandi sorrisi di simpatia ci ringraziava per aver goduto di un racconto così emozionante.

Così la pensano i distributori esteri che numerosi hanno comprato il film, come molti altri film italiani presenti al mercato. Perché il cinema italiano oltre a piacere in patria (è sopra il 30% di quota di mercato, la più alta in Europa, appena dopo la Francia) piace sempre più all'estero. L'Italia è apprezzata in Europa per i suoi romanzi, la sua musica, il suo cinema, certo molto di più che per il suo apparato politico (che pure è molto riccamente finanziato con soldi pubblici).

La gran parte del cinema italiano non è come lo pensano certi ministri e certi critici (in modo uguale e contrario). E' un cinema che cerca di seguire in modo autonomo (il totale del finanziamento pubblico per i film che ho citato è inferiore al 10%) percorsi non conformisti. Non può e non vuole essere etichettato col colore di una parte politica: vuole essere libero. Sta con quella maggioranza di italiani che della politica dei partiti, come la si legge sui giornali e la si vede in tv, ormai se ne infischia.

E' singolare che così tanti osservatori non riescano a cogliere la libertà intellettuale e la capacità di rappresentanza del paese reale, propria del nostro cinema d'oggi.
E vogliano invece vederlo sempre incasellato in un ruolo collaterale che si è lasciato da tempo dietro le spalle.

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