giovedì 15 luglio 2010

Salvare capra e (testa di) cavolo


E così tra afa e bei concerti a Torino sono passati questi quindici giorni, e oggi di nuovo ci troviamo ad aspettare la sentenza del Tar sul caso Cota.

Su La Stampa/Torino leggo che "tra le ipotesi sembra trovare una certa condivisione bipartisan, anche se nessuno è disposto a dirlo pubblicamente, l’ipotesi di una sentenza compromissoria che, facendo decadere una o più liste irregolari, faccia salvi i voti dati al presidente Cota. Una speranza “politica” che, riconoscendo un giustificato motivo nei ricorsi delle liste di centrosinistra, permetterebbe di non andare al voto (con i conseguenti costi di una campagna elettorale che non tutti sarebbero disposti a sostenere)".

Dunque si salveranno così capra e cavoli, in nome di una presunta "volontà popolare" che su tutto ha il diritto di prevalere, anche -appunto- sul diritto?

La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio di oggi.

Nel frattempo, si può rileggere il commento di Luigi La Spina (La Stampa, 2 luglio 2010), ne La strettoia che attende i giudici:

'Una citazione di un grande giurista liberale, Piero Calamandrei, potrebbe aiutare a riflettere: «Il pericolo maggiore che in una democrazia minaccia i giudici è il pericolo dell’assuefazione, dell’irresponsabilità anonima... non sappiamo che farcene dei giudici di Montesquieu, esseri inanimati, fatti di pura logica. Vogliamo giudici con l’anima, giudici engagés, che sappiano portare, con vigile impegno umano, il grande peso di questa immane responsabilità che è il rendere giustizia».'

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