giovedì 15 luglio 2010

Matto, generoso, strapopolare


Così Gian Paolo Ormezzano su La Stampa definiva ieri, in morte di Nino De Filippis, il ciclismo dell'epoca.

Fa impressione leggerlo con il Tour di oggi sullo sfondo, e se qualcuno conosce la voce calda di Ormezzano, che qui parla di un amico, ne fa ancora di più.

"Uno di quegli articoli che non si vorrebbe mai scrivere, tanto sono insieme inevitabili, assurdi, balordi, duri: è in morte, per il male che si sa, del ciclista e amico Nino Defilippis detto il Cit, «il piccolino» in piemontese, uno che era nato campione come un altro nasce cinese.

(...)

Era un ciclismo matto, generoso, strapopolare. Il suo. Nel 1956 il Tour arrivava, per la prima volta, a Torino: il Cit andò in fuga con altri di media classifica, vinse la volata allo stadio Comunale, su terra battuta, «soffiato» davanti a tutti dal ruggito/rantolo amoroso di sessantamila persone richiamate dalle radio. Un amico di Coppi, Pino Villa, aveva comprato al buio l'incasso, a un certo punto gli mancarono i biglietti, aprì i cancelli, la notte dormì in un albergo davanti alla stazione con tanti ma tanti soldi sotto il letto, il mattino tornò alla sua Novi Ligure e si comprò un paio di appartamenti. Alle redazioni dei giornali torinesi il padre del Cit spedì casse di agnolotti, quelli dell'industria di famiglia che in questi ultimi anni Nino aveva riproposto alla grande".

Defilippis, il torinese che "sgridava" Coppi e poi lo aiutava a vincere
La Stampa, 14 luglio 2010

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