lunedì 20 settembre 2010

Trentacinque anni


Gironzolavo in libreria venerdì, e mi sono imbattuta in un libro che in copertina aveva un fossile di dinosauro, per titolo aveva un riferimento a una delle mie passioni, e pure una frase di Stephen King che lo accreditava tra i libri da leggere.

Allora -anche perchè avevo male ai piedi- l'ho preso e mi sono accucciata in un angolo tranquillo e l'ho sfogliato, e contro ogni previsione non mi ha attratto più di tanto nonostante la grafica che ripropone in qualche modo le relazioni testo/ipertesto di Douglas Coupland (cioè l'annotare a bordo pagina approfondimenti anche visuali più o meno diretti con il testo). (Solo come noticina di visual marketing, l'ho mollato perchè mi sembrava molto più Coelho che Coupland).

In ogni caso, mi ha regalato questa considerazione:
"Sono triste perchè sto invecchiando e ancora non sono felice".
Quanti danni ci fa il concetto di felicità come status permanente da acquisire e possedere prima che qualcuno dallo specchio possa indicarci come fallimento che cammina?
La felicità come bene immobile, acquisizione necessaria.

Poi sabato su Repubblica c'era un'intervista a Woody Allen, sul nuovo film.

-Che cosa ne pensa della vecchiaia?
-Sono decisamente contrario alla vecchiaia. Penso che non la si debba raccomandare a nessuno. Non si acquisisce maggiore saggezza con il passare degli anni.
L'unica cosa che accade davvero è che il tuo corpo se ne va in pezzi.
Certo, cominci a capire la vita e ad accettare le cose.

Ma scambieresti tutto quello che hai pur di tornare ad avere trentacinque anni.


Ecco, la vecchiaia è un bene immobile.
La felicità no.

1 commento:

  1. oh, si`.
    non hai idea di come mi senta immobilmente vecchio, in questo periodo.

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