sabato 4 settembre 2010

Ero così felice che non sapevo cosa fare


Oggi, come sempre, la premiata ditta Fruttero & Gramellini ci racconta la storia dei 150 anni d'Italia sull'ultima pagina de La Stampa, solo in cartaceo.
Si parla del 3 settembre 1960, quando Livio Berruti si prese la medaglia d'oro dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Roma. Trascrivo l'ultimo paragrafo:

"Eccolo in pista, finalmente. Con un lembo di tuta pulisce gli occhiali neri che diventeranno una moda ma per lui -miope- sono ancora un'esigenza.
Sembra calmo, invece compie una falsa partenza. Poi arriva quella buona: affronta la curva senza sbandamenti, insensibile alla forza centrifuga, e sul rettilineoè davanti a tutti, preceduto solo da n volo di colombi. Nella sua ombra spunta Les Carney, "demoniaco negro da saga medievale", lo bolla senza scrupoli la cronaca di Gianni Brera. Ma il capolavoro di questa saga è Berruti, l'"aracangelo frigido". Sarà lui a spezzare il filo di lana, sporgendosi in avanti con il busto fino a perdere l'equilibrio. Mentre il pubblico in delirio dà fuoco ai giornali e li agita come torce nel buio dela sera, l'Arcangelo frigido" si pianta in mezzo alal pista, immobile.

Dirà: ero così felice che non sapevo cosa fare."

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