giovedì 7 ottobre 2010

Diventare maschi


A me Tiziano Ferro piace, caldo e pop, e mi ci sono sempre fatta delle gran cantate solitarie in lunghi viaggi in macchina, e quel verso in cui descrive l'impossibilità di ignorare il senso di perdita ("Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare, credere di stare bene quando è inverno e te togli le tue mani calde...") può compensare ogni disinvoltura grammaticale; in ogni caso come dice la Soncini a me di quel che succede nelle sue mutande non me ne importa granchè, e trovo tristissima la nostra società che richiede ammissioni e coming out.

Però intanto oggi grazie a Tiziano Ferro, via Cose che Dimentico, ho scoperto questo post di Gianni Vattimo su un libro di Franco La Cecla, mi sembra materiale molto interessante.

Maschi si diventa
di Gianni Vattimo
L'espresso, 14 maggio 2010

"Perché mai, come diceva Simone de Beauvoir, un uomo non si metterebbe mai a scrivere un libro sulla situazione particolare di essere un maschio? Da una domanda come questa muove Franco La Cecla, professore in varie università europee e statunitensi, nel proporre una antropologia del maschio ("Modi bruschi", Eleuthera, euro 13, pp. 128). Maschi, e femmine, in senso proprio non si nasce, ma si diventa. Eppure per molto tempo, nella cultura occidentale, questo non è parso un tema di studio, mentre lo è stato, come si sa, la condizione femminile: le donne hanno per prime preso coscienza della storicità della loro condizione, mentre i maschi hanno a lungo goduto, si fa per dire, della identificazione tra "vir" e "homo": l'humanitas era "ovviamente" un affare al maschile. Perché non sia più così non è solo risultato della rivoluzione sessuale, dei movimenti di liberazione, femminile, gay, ecc. Anzi, questi ultimi sono solo l'aspetto più recente della omologazione moderno-capitalistica di donne e uomini distinti solo dagli attributi genitali, mentre prima si integravano in rapporti sociali ricchi di connotazioni affettive non esclusivamente genitali.
Nella riduzione alla genitalità, è soprattutto il maschio che va in crisi perché da sempre la sua virilità deve formarsi attraverso un laborioso distacco dalla madre e dal connesso pericolo della effeminatezza (acquistando i modi bruschi del titolo), nella costante ansia della prestazione sessuale.
La Cecla, come lo stesso Marx, prova una legittima nostalgia per la comunità precapitalistica dove si poteva diventare veri maschi e vere donne senza ridursi a pura identità sessuale. E dove, come dice Foucault, non si era ancora inventata la categoria psichiatrico-poliziesca della omosessualità, perché era ancora viva la pratica dell'amicizia, non solo virile."

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